Cardias:
cos’è e quale funzione assolve

Il cardias: anatomia e funzione

Il cardias è un orifizio posto all’estremità distale dell’esofago ed è costituto da un anello muscolare, la cui funzione principale è mettere in comunicazione esofago e stomaco.

È localizzato anatomicamente nel tratto sottodiaframmatico, a sinistra dell’undicesima vertebra toracica, ed è separato dalla colonna vertebrale dalla frapposizione dell’arteria aorta.

A monte del cardias si trova lo sfintere esofageo inferiore o sfintere gastroesofageo, una struttura non distinguibile dal cardias dal punto di vista anatomico, la cui funzione è quella di impedire che, durante le fasi della digestione, il succo gastrico acido presente nello stomaco risalga a livello dell’esofago, irritandone la mucosa.

Nei normali processi digestivi la valvola cardiale è chiusa, perché le sue fibre muscolari rimangono contratte, mentre si rilassano durante altre fasi come l’eruttazione, il vomito e il fisiologico passaggio del cibo dall’esofago allo stomaco.

Se il meccanismo di chiusura non funziona correttamente, si può avere la cosiddetta malattia da reflusso gastroesofageo, che si verifica quando i succhi gastrici, il cibo o i liquidi tornano indietro spostandosi in maniera retrograda dallo stomaco all’esofago.

Nel cardias, infine, avviene il passaggio dalla mucosa esofagea a quella gastrica. In questa regione sono inoltre presenti alcune ghiandole che producono muco, il quale ha funzione protettiva della parte terminale dell’esofago nei confronti dell’acidità gastrica.

Il cardias: alterazioni patologiche

Il principale difetto a cui può andare incontro il cardias è l’incontinenza cardiale. Si tratta di un’alterazione del corretto funzionamento del cardias, a causa della quale la muscolatura non riesce a contrarsi in maniera adeguata permettendo così la risalita del cibo dallo stomaco verso l’esofago.

L’incontinenza cardiale può avere diverse cause, tra cui:

• i processi infiammatori della mucosa del cardias
• un uso eccessivo di farmaci che irritano la mucosa gastrica o farmaci che riducono la pressione dello sfintere
• l’ernia iatale: si verifica quando parte dello stomaco passa nella cavità toracica attraverso lo iato esofageo, un’apertura del diaframma che permette il normale decorso dell’esofago. In presenza di ernia iatale, il cardias può perdere la sua normale funzionalità e il contenuto alimentare dello stomaco può risalire lungo l’esofago
• un rallentato svuotamento gastrico: maggiore è il tempo di permanenza del cibo nello stomaco, maggiore è il rischio che possa refluire nell’esofago
• il sovrappeso: questa condizione provoca un aumento della pressione all’interno dell’addome, favorendo così la possibilità di reflusso acido
• il fumo di sigaretta: la nicotina stimola la secrezione acida e rallenta lo svuotamento dello stomaco
• le cattive abitudini alimentari (consumo eccessivo di alcol, cibi grassi, caffè e bevande gassate)
• l’aerofagia (ingestione di grandi quantità di aria)
• lo stress: può acuire la sintomatologia del reflusso
• la gravidanza: l’utero ingrandito accresce la pressione a livello addominale, in particolare sullo stomaco

L’apertura dello sfintere esofageo inferiore può essere rallentata in presenza di acalasia: è una rara patologia dell’esofago dovuta a un’alterazione di natura autoimmunitaria dell’innervazione della muscolatura. Questo provoca disturbi della motilità, con conseguente rallentamento della normale peristalsi esofagea. La discesa del bolo avviene molto lentamente e non induce l’apertura dello sfintere. Si può manifestare con rigurgito di cibo non digerito, dolore al torace, mal di stomaco, dimagrimento e tosse notturna.

Incompetenza cardiale: sintomi

L’incompetenza cardiale è una patologia dell’apparato digerente che si può manifestare in qualunque momento della vita.

Generalmente i sintomi sono secondari alla presenza di reflusso gastroesofageo e insorgono in maniera graduale. Le manifestazioni cliniche principali di questo disturbo sono:

• acidità e bruciore di stomaco
• dolore retrosternale
• singhiozzo
• rigurgito
• tosse
• salivazione eccessiva (scialorrea)
• alitosi
• nausea
• vomito
• difficoltà alla deglutizione del cibo (disfagia)
• eruttazioni
• singhiozzo

I sintomi tendono a peggiorare con il passare del tempo: se diventano cronici, possono influire in maniera importante sulla salute e sulla qualità della vita. In caso di cronicizzazione del reflusso, possono infatti instaurarsi altre patologie quali:

• l’esofagite
• le ulcere esofagee: l’irritazione cronica conseguente all’attività del contenuto acido dello stomaco lede l’integrità della parete esofagea
• le stenosi esofagee, cioè i restringimenti del lume dell’esofago
• le infezioni polmonari, dovute all’aspirazione attraverso la trachea del materiale refluito

Nel caso in cui il materiale di provenienza gastrica riesca a raggiungere anche la gola, la mucosa di faringe e laringe, si può andare incontro a infiammazione e assistere alla comparsa di raucedine.

Il materiale acido nebulizzato, infine, attraverso la trachea può arrivare poi a livello dei polmoni, irritando le vie aeree e causando tosse e asma.

Se questi sintomi persistono per un periodo prolungato, è bene rivolgersi al proprio medico curante o a un gastroenterologo per effettuare una visita. In base all’anamnesi, alle evidenze presenti alla visita clinica e alla sintomatologia, il medico prescriverà inizialmente esami del sangue, delle urine e delle feci. In seguito, per poter arrivare a una diagnosi accurata, potrà essere necessario effettuare altre indagini di diagnostica per immagini, tra cui:

• radiografia dell’addome dopo l’assunzione di un pasto baritato: dopo aver ingerito una preparazione a base di bario, il paziente verrà sottoposto a una serie di radiografie che permettono di valutare se la velocità di passaggio di questo materiale dall’esofago allo stomaco è aumentata o diminuita
• endoscopia: inserendo una sonda endoscopica attraverso la bocca, si possono evidenziare eventuali alterazioni della conformazione di esofago, stomaco e duodeno; se si notano alterazioni della struttura della mucosa è possibile fare dei prelievi di tessuto (biopsie)
• TAC o risonanza magnetica

Fattori di rischio e trattamento

I fattori che aumentano il rischio di reflusso gastroesofageo sono:

• fumo
• pasti abbondanti o consumati poco prima di andare a dormire
• cibi grassi o fritti
• alcol e caffè
• alcuni farmaci

Nei casi meno gravi, in cui i sintomi sono blandi, la terapia si basa soprattutto sul cambiamento dello stile di vita e sull’uso di farmaci da banco che neutralizzano l’acidità gastrica o riducono la produzione di acidi a livello dello stomaco. Questi farmaci forniscono protezione alla mucosa esofagea riducendo l’intensità dei sintomi.

Per ridurre i sintomi e mantenere la salute del corpo, può essere utile fare uso, assieme ai farmaci da banco, anche di rimedi naturali come la liquirizia e la camomilla e tecniche di rilassamento per ridurre lo stress.

Per quanto riguarda lo stile di vita, è opportuno seguire alcune regole di base, tra cui:

• seguire un’alimentazione sana ed equilibrata, con una dieta che eviti in particolare gli alimenti acidi che possono provocare irritazione della mucosa esofagea come agrumi, caffè e cioccolato, e i cibi grassi. Preferire alimenti come carne magra (pollo, tacchino), pesce magro (merluzzo, sogliola), pasta, riso, legumi
• evitare pasti abbondanti, preferendo invece pasti piccoli e frequenti
• perdere peso
• masticare bene il cibo
• mangiare in posizione verticale
• non andare a dormire subito dopo aver mangiato, ma aspettare almeno due o tre ore
• evitare il fumo
• tenere la testa un po’ sollevata durante il sonno in modo da favorire la discesa del cibo lungo l’esofago
• evitare alcuni tipi di attività fisica che possono aumentare la pressione intraddominale, come sollevare pesi
• preferire tecniche di cottura leggere come la lessatura, la cottura alla griglia o al vapore

Nei casi più gravi di incompetenza cardiale e qualora queste misure e i farmaci non fossero più sufficienti, può essere necessario intervenire da un punto di vista chirurgico al fine di ripristinare la normale funzionalità dello sfintere, sia con tecnica endoscopica che laparoscopica.