Molte condizioni comuni che riguardano il nostro apparato digerente, dalla gastrite alla sindrome del colon irritabile, sono, almeno in parte, l’esempio lampante del legame che esiste tra testa e stomaco o intestino. Ma la nostra pancia a volte può interagire anche con altri organi, primo tra tutti il cuore.
Dopo un pasto abbondante, in cui magari si è accompagnato il cibo portato in tavola con del buon vino, può capitare di avvertire un certo senso di pesantezza, gonfiore o un po’ di acidità di stomaco, ma a volte possono comparire anche sintomi cardiaci, come palpitazioni e dolore al petto.
Il pensiero corre subito all’infarto, ma nella maggior parte dei casi questi disturbi sono scatenati dall’aumento delle dimensioni dello stomaco, e possono essere il segnale di quella che in passato venina chiamata “sindrome gastro-cardiaca” o “sindrome di Roemheld”, dal nome del suo scopritore.
Quella di sindrome gastro-cardiaca oggi è considerata una diagnosi obsoleta, tuttavia diversi studi recenti hanno evidenziano come non di rado disturbi gastrointestinali vadano a “braccetto” con sintomi cardiaci, che si presentano dopo pasti abbondanti. Nell’insorgenza dei sintomi, che di frequente appaiono alla sera o di notte dopo una cena sostanziosa, gioca un ruolo importante il consumo di alimenti grassi o difficili da digerire e l’assunzione di bevande gassate o alcoliche, in quanto favoriscono l’accumulo di gas a livello addominale e un’eccessiva distensione dello stomaco.
Tra i principali sintomi gastro-cardiaci rientrano:
Questi disturbi possono presentarsi in modo occasionale o ripetersi frequentemente, con ripercussioni talora importanti sul benessere dell’individuo. A volte la situazione può inoltre degenerare per lo spavento e lo stress.
Ecco allora che a questi disturbi possono aggiungersi altre manifestazioni che hanno origine da reazioni psicoemotive, come aumento della sudorazione, nausea e vomito, fino ad arrivare allo svenimento. In queste circostanze più allarmanti conviene chiamare subito il 118 o andare al Pronto soccorso per una tempestiva valutazione e per escludere patologie più serie.
Sono due i meccanismi principali coinvolti nello sviluppo della tachicardia dopo i pasti e degli altri sintomi indicativi di cattiva digestione: da una parte è chiamato in causa un fattore scatenante meccanico, dall’altra un fattore neurologico.
Per spiegare il primo, bisogna ricordare che stomaco e cuore sono divisi da un muscolo a forma di cupola, il diaframma. Sopra il diaframma ci sono i polmoni e il cuore, sotto lo stomaco, il fegato e tutti i visceri. Attraverso questa struttura cuore e stomaco possono comunicare tra loro e influenzarsi reciprocamente.
Quando si mangia molto, lo stomaco si dilata e la sua eccessiva distensione può portare a un sollevamento del diaframma, che a sua volta spinge verso l’alto il cuore ad esso appoggiato. Questo spostamento riduce la capacità del cuore di riempirsi e ne aumenta la contrattilità per mantenere l’equilibrio.
L’eccessiva presenza di cibo e aria nel fondo gastrico può determinare però anche una stimolazione del nervo vago, con effetti sul cuore. Il nervo vago è uno dei dodici nervi cranici e rappresenta un canale di comunicazione molto sofisticato: riceve e trasmette sollecitazioni sia all’apparato digerente sia al cuore, giocando un ruolo importante in molte funzioni fisiologiche involontarie come la motilità intestinale e il battito cardiaco.
L’eccessiva stimolazione del nervo vago determina un iniziale rallentamento del battito cardiaco e una riduzione della pressione arteriosa. Appena il cuore rallenta, il corpo cerca di compensare attraverso i riflessi automatici che determinano un aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Questo fenomeno avviene molto rapidamente e si manifesta con un’improvvisa tachicardia.
Sebbene nella maggior parte dei casi la tachicardia associata a sintomi digestivi non deve destare particolare preoccupazione, è sempre bene non sottovalutarla. In presenza di tachicardia dopo i pasti principali, spesso notturna, è sempre opportuno escludere l’infarto del miocardio o una patologia coronarica o gravi aritmie, come la fibrillazione atriale, accedendo al Pronto Soccorso e consultando in seconda battuta il proprio medico che poi valuterà l’opportunità di eseguire esami specifici o di inviare il paziente da un cardiologo.
Nella maggior parte dei casi la tachicardia è però un fenomeno benigno: il cuore può cominciare a “battere all’impazzata” per esempio dopo uno sforzo fisico eccessivo, in seguito al consumo elevato di bevande eccitanti come tè e caffè, a causa dello stress oppure all’uso di alcune droghe o particolari medicinali (per esempio i farmaci broncodilatatori utilizzati per trattamento dell’asma), oltre che, come già accennato, in seguito a pasti troppo abbondanti. Inoltre, entro certi limiti, l’aumento della frequenza cardiaca è fisiologico nelle donne in gravidanza.
Se il consulto con il cardiologo non evidenzia la presenza di problematiche cardiache, il passo successivo dovrebbe essere una visita con un gastroenterologo. Per arrivare a una corretta diagnosi, vanno ricercate eventuali patologie gastrointestinali che possono concorrere allo sviluppo dei sintomi gastro-cardiaci, come il reflusso gastroesofageo, l’ernia iatale o eventuali intolleranze alimentari.
Una volta appurato che la tachicardia è correlata alla cattiva digestione ed è la conseguenza dell’eccessiva distensione dello stomaco dopo i pasti, si può intraprendere, su consiglio del medico, una terapia mirata, tenendo conto anche di eventuali patologie gastrointestinali concomitanti.
Se è vero che alcuni farmaci possono essere d’aiuto, è anche vero che per la risoluzione del problema e la sua prevenzione, è fondamentale porre attenzione anche allo stile di vita e all’alimentazione. Cambiare cattive abitudini può infatti aiutare prevenire nuovi “attacchi”.
Visto che la tachicardia è scatenata dalla distensione gastrica e dalle conseguenze che questa comporta, è utile seguire qualche semplice consiglio per evitare il gonfiore dello stomaco, come per esempio:
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